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								SILLABARIO
								
								
								del
								
								GENTILUOMO  
								
								
								(degli anni ’10, e oltre!) 
								 
 
								
								Ambendo nientemeno a 
								
								riscriverli e reinventarli a suo modo, Marte Costa, giusto nei suoi 
								titoli e spunti di partenza, ha finora frequentato 
								i classici: di solito sono morti, non possono 
								ribellarsi a frequentazioni indegne o 
								sgradite... 
								Epperò nei, lunghi, tempi bui, è necessario 
								assumersi ulteriori responsabilità, prendere 
								iniziative, immaginarsi in proposte, esporsi 
								ancor di più: per la prima volta dunque scrive 
								ex novo un piccolo testo teatrale, sempre 
								naturalmente anche sostanziato con brani 
								musicali originali, ed opta per un paradossale 
								monologo a più voci, spettacoluccio utile -si 
								spera- ed economico -si certifica-. Anche qui 
								parte però dall’essenza, dall’abc: ecco quindi 
								il suo abbecedario, sillabario in buon’ ordine 
								alfabetico, decalogo mini dizionario essenziale 
								(appena un poco, purtroppo non abbastanza, 
								autobiografico), che molto sonoramente e 
								pindaricamente allitterando, evoca prerequisiti 
								base e minime qualità del gentiluomo o 
								gentildonna, che sarebbero a suo,
								umile ma 
								non modesto, avviso, ottimo viatico per gli 
								anni ‘10, e, spera, oltre. 
								La proposta lessicale, ma soprattutto rivolta al 
								vivere quotidiano, è talvolta radicale, ma 
								trattasi infine di un avan, spettacolo, giacché 
								sarete voi tutti a dare il vero spettacolo... 
								qualora vogliate scegliere tra queste o migliori 
								altre vostre, parole chiave, verbi e, minime, 
								qualità… ed autoproclamarvi così (gentil) uomo. 
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								Un mattatore (mattoattore), un novello 
								petroliniano Gastone, un Cyrano che verseggia e 
								vive il suo assoluto nel quotidiano senza naso 
								finto (che non serve), un guitto saltimbanco che 
								salta i pasti piuttosto che perdere l’amor, 
								proprio e altrui, ed anche ed addirittura un 
								eroe tragico, che desidererebbe tuttavia 
								condividere la personale tragedia e tramutarla 
								così in collettiva proposta. 
								Scena nuda, vestita però da una vocalità 
								attorale dispiegata in ogni colore e sfumatura e 
								da ampia mimicità, dove aulica, dove buffonesca, 
								insieme a bislacchi movimenti coreografici.  
								Come sempre poi i brani originali, composizioni 
								arrangiamenti e liriche scritte appositamente 
								dall’autore, sono momenti di sintesi e slancio 
								mai domo, dal fortissimo al pianissimo 
								interpretati insieme alla leggiadria delle 
								quattro cantattrici. | alcuni brani in anteprima: 
 
 mazurka di prosa e poesia testo 
 
 la sciantosa a scilinguagnolo sciolto testo 
 
 
 il lottatore di sumo di 60 chili testo 
 lo schiaffo che ti dà l'apache testo 
 il coraggio che nessuno ha testo 
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