Tra i romanzi più noti di Pirandello, pubblicato per la prima volta a puntate su "Nuova antologia", nell’Aprile del 1904. Con questo romanzo Pirandello supera i confini regionali e sociologici del suo mondo per concentrarsi sempre più sul caso umano, sulla crisi segreta della coscienza, sul dramma dell'individuo atomizzato e isolato in un caos senza nome.

Il Romanzo

Mattia Pascal, protagonista e voce narrante, è un giovane fannullone nato a Miragno, piccolo paese ligure, che ha trascorso una giovinezza formandosi col bislacco precettore Pinzone insieme al vanesio fratello Berto. Scioperato come tanti altri giovani benestanti di provincia,  finisce per cader vittima dei suoi stessi intrighi amorosi, giacché si trova costretto a sposare Romilda, che cercava solo di sedurre per conto dell’amico Pomino. La vita matrimoniale ben presto si rivela asfittica e grigia: sempre più disamorato della moglie e perennemente in lite con l’acida suocera, nella cui casa si trova costretto a vivere, dopo che l’avido e truffaldino Batta Malagna, amministrando le sostanze della famiglia Pascal, lo riduce sul lastrico. Consapevole della precarietà della sua condizione acuisce il proprio spirito critico ed autocritico, osservando la realtà che fino a quel momento ha volutamente ignorato. Quando poi per vivere ottiene un misero posto di bibliotecario nella polverosa biblioteca di un paese dove nessuno legge, mette sempre meglio a fuoco il senso dell’inutilità dell’esistenza. Allo stremo per i continui contrasti con la suocera e la moglie, che anelerebbero ad un superiore tenore di vita e da ultimo, a causa dell’improvvisa morte dei suoi soli affetti, la madre e le neonate figlie gemelle decide di fuggire dal paese, ma con i quattrini che sarebbero serviti al funerale della madre riesce inaspettatamente a vincere un grossa cifra al casinò di Montecarlo. Durante il ritorno a casa legge sul giornale di Miragno che è stato rinvenuto un cadavere affogato nella gora del mulino. Egli, scomparso da alcuni giorni,  è stato frettolosamente riconosciuto nel cadavere. Superato il primo sgomento e forte dell’indipendenza economica approfitta dell’occasione per recidere tutti i legami col passato ed inventarsi una nuova identità. Adotta un nuovo nome, Adriano Meis,  e comincia una vita errabonda e spensierata, ma che ben presto si rivela troppo raminga e solitaria. Si stabilisce quindi in una pensione a Roma, nella quale spera di poter ristabilire una nuova esistenza.  Stabilisce relazioni con gli altri abitanti della pensione, il vecchio Paleari appassionato di teosofia e spiritismo che filosofeggia stralunato, la ex-pianista attempata che di lui presto si invaghisce non ricambiata, lo scaltro  genero Terenzio Papiano  e soprattutto Adriana, la dolce figlia del Paleari, della quale presto si innamora. Ma Mattia/Adriano ha costruito la propria nuova vita sulla finzione, ed ogni rapporto, risposta sincera o possibile amicizia gli sono precluse.  Clandestino della vita, è costretto a non denunciare un forte furto subito da Terenzio Papiano, a disattendere vigliaccamente un  peraltro futile duello, così come a non poter costruire neppure un solido rapporto d’amore con Adriana. La libertà conquistata si rivela una ferrea prigione: egli non esiste, è privo di forma giuridica e di legale cittadinanza tra i suoi simili, privo di reale identità.  Non gli resta che “suicidare” annegando, ancora una volta, il suo nuovo personaggio, lasciando cappello bastone ed un laconico biglietto sul parapetto di un ponte e tornare sui suoi passi a Miragno, cedendo al ricatto delle norme del vivere sociale dalle quali è ormai escluso. Tornato ad essere Mattia Pascal, trova però la moglie prontamente risposata e con un nuovo figlio, e seppure potendo rivendicare il proprio precedente legame matrimoniale, sentendosi ormai sempre più estraneo, si limita ormai a riprendere il vecchio lavoro di bibliotecario e ad andare in visita sulla propria tomba, tra la curiosità dei suoi ex concittadini: egli è ormai il Fu Mattia Pascal.