Era dominato dal violento insorgere della vita, dalla marea dell'essere, dalla completa gioia di ogni singolo muscolo, di ogni giuntura, di ogni nervo in quanto essi erano tutto ciò che non è morte, tutto ciò che arde e che aggredisce esprimendosi nel movimento, volando esultante sotto le stelle e sulla superficie della materia immobile.                  Jack London, il Richiamo della Foresta (1903)

 

 

il reclamo della foresta [DOGS]

Melologo e pantomima musicale originale sul romanzo di Jack London 

con Marte Costa, Martina Trezza, Elda Adriano, Valeria Bugni, Marco Arciuli, Anna Gaia

Il reclamo della foresta, è quello della natura di tutti martoriata da noi tutti, che stolti distruggiamo la prima parte di noi, quella che semplicemente ereditiamo ma non necessariamente meritiamo, e che solo nell'essere seguita da un personale percorso di consapevolezza prende la sua forma compiuta: il viaggio che Buck intraprende attraverso la sofferenza e la gioia per giungere alla sua piena identità di individuo. Questo viaggio ci reclama, severo e a gran voce, quando noi tentiamo di non intraprenderlo, ma il suo canto ancestrale e profondo ci guida, se lo affrontiamo, come è inevitabile per vivere davvero. Dogs perché è il contrario dei patinati e precisi Cats, qui si zoppica, si guaisce, si patisce, il freddo la fame lo scherno, e bastonate continue ricevute da tutti e sempre e comunque. Dogs, perché il quadro di apertura dello spettacolo, con il brano <ti faccio BAU!> è una diretta variazione sul tema di Pierino e il lupo di Prokofiev, e come nella fantasia musicale di Prokofiev, la vicenda narrata da Jack London è qui raccontata attraverso numerose fantasie musicali, ma anche brani con liriche che sanno quando abbaiare di rabbia e quando ululare di felicità, interpretati insieme a bislacchi ma evocativi movimenti registici e coreografici, oltre che dalla lettura scenica di alcuni passi salienti riscritti per l'occasione in prima persona: è quindi direttamente Buck, il cane protagonista, a raccontare le sua storia. Dogs appunto perché qui il solitario cane ha il dono della favella, e i gregari uomini spesso, solo la rivoltella. Dogs, perché si viene abbandonati, sull'autostrada, dopo che si è con tutte le proprie forze tentato di trascinare una altrui slitta sovraccarica di orpelli che spesso quegli altri non hanno neppure davvero scelto per loro. Dogs perché randagi, Dogs perché tutti ci faranno le pulci, Dogs perché è uno spettacoluccio bastardo, irriverente, spurio, sdrucito e spelacchiato prima ancora di partire.

Ma soprattutto Dogs, perché di fede fedeli come cani, si difende ciò che si ama, e si rischia, per ciò che si ama, qualunque cosa, fino al rischio ultimo ed estremo. Ma infine, come Buck, non ci si lascia morire per amore reciso: si impara semmai a vivere ancora di più strenuamente, oltre ogni perdita ed ogni sconfitta, esprimendosi nel movimento, volando esultante sotto le stelle e sulla superficie della materia immobile.

 >brani<

1°ATTO  2° ATTO
ti faccio bau! [Prokofiev su Marte] testo Buck-Back 2 (solista Elda Adriano, Valentina Risio, Filipa Lacerda) testo
il mio padrone  (solisti: Valeria Bugni/Cristian Di Giovanni; Marco Arciuli/Elda Adriano) testo che lagna!   (solista Martina Trezza/Elda Adriano) testo
la legge del più forte?  (solista Marte Costa; Martina Trezza, Elda Adriano) testo solo in corsa questo peso non spossa (solista Elda Adriano) testo
è la scimmia od è tarzàn?  (solista Marte Costa) testo l’ultimo legame  (solista Martina Trezza) testo
Buck-Bach 1 (solista Martina Trezza, Elda Adriano, Filipa Lacerda) testo danza per la foresta (solista Marte Costa)  testo
ho fame!  testo  meno male che non sono umano!  (solista Marte Costa) testo

 

Nel più celebre dei romanzi di Jack London, Buck, fugge dagli agi per riconquistare, a nostro avviso, più che la libertà, la sua vera intima essenza, la sua individualità e compiutezza... l’anima? Dalla tranquilla esistenza nella casa californiana, viene ingannato, rapito, bastonato, affamato, costretto ad un lavoro annichilente ed al freddo estremo, e dopo una breve tregua di ultima possibile amicizia con l’uomo, torna infine alla primitiva foresta, accanto ai lupi, suoi "fratelli selvaggi". In una narrazione di epica immediatezza, di straordinaria, essenziale intensità London crea nella figura di Buck l'immagine emblematica di una fuga dalle convenzioni e dalle pastoie della civiltà. Buck compie un viaggio a ritroso, riappropriandosi della sua natura di lupo. Al contrario, l'uomo si allontana dalla semplicità di un'esistenza naturale per cercare la, presunta, ricchezza. E va così incontro alla propria distruzione.

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